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Le danze popolari in Italia

Le danze popolari italiane rappresentano un patrimonio culturale straordinario, frutto della storia, delle tradizioni e della vita quotidiana delle diverse regioni. Nate da antichi riti pagani, celebrazioni religiose o consuetudini contadine, queste danze non sono solo forme di intrattenimento, ma veri e propri strumenti di identità collettiva. Ogni danza racconta qualcosa del territorio da cui proviene: dalla forza simbolica della pizzica salentina, ai salti del saltarello laziale, fino al cerchio rituale del ballu tundu sardo. Ritmi, gesti e costumi si sono tramandati nei secoli, adattandosi al tempo senza perdere il loro valore originario. Oggi, queste danze sopravvivono grazie a rievocazioni, feste popolari e nuove generazioni di appassionati che le tengono vive, celebrando la varietà e la ricchezza della cultura italiana attraverso il movimento e la musica.

LE PRINCIPALI DANZE POPOLARI IN ITALIA

                                               Di Claudio B Massaccesi

Le danze popolari italiane rappresentano un ricco e variegato patrimonio culturale che riflette la storia, le tradizioni e la vita quotidiana delle diverse regioni del nostro Paese. 

Questi balli affondano le loro radici in epoche antiche, con influenze che vanno dai riti dionisiaci greco-romani fino alle tradizioni contadine e religiose più recenti. 

Le danze popolari italiane non sono solo forme di intrattenimento, ma anche espressioni di identità culturale e sociale, spesso legate a riti agricoli, festività religiose e momenti di socializzazione comunitaria. Molte di queste danze hanno mantenuto nel tempo la loro funzione originaria o si sono evolute, diventando simboli di appartenenza regionale e nazionale.

Principali danze popolari italiane

 

Taranta e Pizzica

La tarantella è probabilmente il ballo popolare italiano più conosciuto al mondo, originario soprattutto della Puglia e della Calabria. 

Ha un ritmo veloce e vivace ed era tradizionalmente una danza terapeutica per curare il morso della tarantola, mediante alcuni movimenti frenetici che inducevano uno stato di trance.

La pizzica, una variante pugliese della tarantella, è legata al culto della Madonna e si balla durante le feste patronali con movimenti energici e una musica ritmata suonata principalmente con tamburello, fisarmonica e violino. La pizzica è oggi molto popolare grazie a eventi come la “Notte della Taranta” che si tiene a Melpignano.

 

Saltarello

Diffuso nel Centro Italia, specialmente in Lazio, Marche e Abruzzo, il saltarello è caratterizzato da salti vigorosi e movimenti agili. Il nome deriva proprio dal verbo “saltare”. È una danza allegra e vivace, accompagnata da strumenti tradizionali come la zampogna, il tamburello e la fisarmonica, ed è spesso eseguita durante sagre e feste popolari.

 

Furlana

Originaria del Friuli ma diffusa anche in Umbria, Romagna e Marche, la furlana è una danza che può essere eseguita sia in coppia oppure in gruppo, ed affonda le sue origini nel XVI secolo. 

Sotto l’influenza della Repubblica di Venezia, si è diffusa lungo l’Adriatico e ha conosciuto anche una versione aristocratica. Può essere eseguita come ballo a struttura chiusa o come pantomima di coppia.

 

Bergamasca

La bergamasca ha avuto una notevole diffusione nella musica popolare e colta tra il XVI e il XVII secolo, con molte composizioni strumentali basate sul suo tema.

Nel corso del tempo la danza si è evoluta, diventando più tranquilla e alternando momenti di evoluzioni in coppia a momenti con i danzatori disposti in cerchio. 

Nel XIX secolo il termine “bergamasca” indicò anche una danza più veloce, simile alla tarantella.

La bergamasca è stata utilizzata anche nella commedia dell’arte e nella musica classica, influenzando compositori italiani e stranieri, e ha avuto un ruolo significativo nella tradizione musicale e coreutica lombarda. 

Oggi è parte del repertorio delle danze popolari bergamasche, spesso eseguita con strumenti tradizionali come la fisarmonica e accompagnata da canti dialettali che raccontano storie e tradizioni locali.

 

Tammuriata

La tammurriata è una danza popolare tradizionale della Campania, strettamente legata alla cultura contadina e alle feste religiose della regione. 

Appartiene alla famiglia delle tarantelle meridionali e nasce come “ballo dei contadini” e i suoi gesti hanno un significato simbolico, ispirato al lavoro nei campi e alle attività domestiche, come setacciare la farina o spezzare i maccheroni, oltre a imitare i movimenti degli uccelli, in particolare dei gallinacei. 

Si balla esclusivamente in coppia (uomo-donna o anche tra persone dello stesso sesso), all’interno di un cerchio formato da danzatori, musicisti, cantori e spettatori, dove chiunque può partecipare attivamente. 

Il ballo si sviluppa attraverso un gioco di sguardi e di intesa tra i danzatori, che possono alternare momenti di corteggiamento o di sfida. 

La tammurriata non prevede una netta distinzione tra attori e spettatori; la partecipazione collettiva rafforza il senso di comunità e il cerchio magico in cui si svolge la danza simboleggia la volontà di sfuggire al tempo, creando un momento sospeso e rituale. 

La tammurriata è ancora oggi molto viva in Campania, eseguita durante feste paesane e religiose, e rappresenta un importante elemento di identità culturale e di espressione sociale per la comunità locale.

 

Trescone

Il trescone è una delle danze popolari più antiche e caratteristiche della Toscana, ma è diffuso anche in Romagna, Umbria, Emilia, Liguria e, con varianti nel nome, in regioni come Sicilia, Basilicata, Corsica e Provenza.

Il termine “trescone” deriva dal germanico medievale thriskan che significa “battere, pestare, trebbiare”, richiamando il gesto di battere i piedi sulla terra, proprio come avveniva durante la trebbiatura del grano. 

Questa origine suggerisce che il ballo abbia radici nei riti agricoli e nelle feste contadine legate al ciclo della terra.

La danza è citata già da Dante e Boccaccio, che ne evidenziano il carattere vivace e l’uso di mani e piedi.

Il trescone è una danza vivace e allegra, tradizionalmente eseguita in coppia, ma talvolta anche in piccoli gruppi. Il passo base è in due tempi e prevede movimenti energici, con i danzatori che si tengono per mano e danno piccoli colpi di piede a terra.

Una delle sue particolarità è il continuo scambio della dama tra i ballerini, che rende la danza molto dinamica e coinvolgente.

Il trescone si distingue anche per il suo carattere pantomimico e spesso allusivo: nei contesti tradizionali veniva ballato nei momenti di maggior vivacità delle feste, da persone allegre e buffe, che mimavano con gesti scherzosi e talvolta esplicitamente erotici il corteggiamento o l’amplesso.

Non era una danza “ordinaria”, ma emergeva durante rituali, carnevali, befanate, veglie e feste private, soprattutto quando l’atmosfera era conviviale e giocosa.

Il trescone è ancora praticato in alcune zone della Toscana, in particolare in Maremma, dove sopravvive come ballo rituale e simbolo della tradizione locale. Viene eseguito soprattutto in occasioni di festa, mantenendo il suo spirito di allegria, convivialità e scherzo.


Ballu Tundu

Il ballu tundu è una delle danze popolari più rappresentative e antiche della Sardegna.

Il termine significa letteralmente “ballo tondo” e si riferisce alla disposizione dei danzatori che, tenendosi per mano con le braccia piegate sui gomiti, formano un cerchio. 

Questa danza si esegue principalmente durante feste, sagre e manifestazioni popolari, specialmente nella zona della Barbagia, ma è diffusa in tutta l’isola.

I ballerini si dispongono in cerchio, simbolo di unione, fratellanza e parità tra i partecipanti. Il cerchio rappresenta anche la forza e la coesione della comunità sarda

I ballerini si dispongono in cerchio, simbolo di unione, fratellanza e parità tra i partecipanti. Il cerchio rappresenta anche la forza e la coesione della comunità sarda. 

Il ballu tundu prevede un doppio passo con cadenza del piede destro. Durante la danza, a turno, una coppia si stacca dal cerchio e si esibisce al centro, mostrando variazioni coreografiche più vivaci e spettacolari. I due movimenti fondamentali sono sa seria (parte introduttiva, più lenta e tradizionale) e su sartiu (parte più briosa e vivace). 

 Il ballu tundu è molto più di una semplice danza: rappresenta un momento di aggregazione sociale, di gioia collettiva e di espressione dell’identità sarda. Il cerchio, in particolare, richiama l’antica società nuragica e il senso di comunità e uguaglianza.


Sbrando

La danza sbrando, detta anche brando, è una tradizionale danza popolare piemontese, diffusa principalmente nelle zone del Roero, Langhe, Monferrato e aree limitrofe. Si tratta di una danza in cerchio, in cui i partecipanti si tengono per mano, caratterizzata da un ritmo energico e da movimenti vivaci che coinvolgono tutto il gruppo.

Il termine “brando” deriva probabilmente dall’italianizzazione del francese branle, una danza rinascimentale francese documentata fin dal XV secolo. Lo sbrando ha radici medievali e si è evoluto nel tempo, mantenendo però la struttura circolare e la funzione sociale di aggregazione.

La danza è divisa in tre temi musicali, alternati durante l’esecuzione.

I danzatori formano un cerchio che si allarga e si restringe, “assediando” al centro una coppia che balla secondo uno stile simile alla monferrina.

I movimenti includono il battere ritmico dei piedi, scuotere le mani tenute insieme e piegamenti delle ginocchia con dondolamenti del busto.

La danza è accompagnata da canti e grida di incitamento, che aumentano l’intensità e la frenesia del ballo, portandolo a toni quasi estatici.

Tradizionalmente era ballata durante feste rituali come la chiamata alla leva militare (festa dei coscritti), Carnevale e altre celebrazioni popolari.

Lo sbrando è una danza collettiva che rompe le coppie tradizionali, favorendo la partecipazione di tutti, e rappresenta un momento di festa, sfogo e aggregazione giovanile. La sua energia e la forma circolare richiamano le danze arcaiche e rituali.


Polka Chinata

La polka chinata è una danza popolare tipica di Bologna, appartenente alla tradizione del ballo liscio filuzziano, praticata esclusivamente da uomini.

Nasce nel secondo dopoguerra, in un contesto in cui le donne erano assenti dalle sale da ballo, e gli uomini si esibivano tra loro, sviluppando variazioni acrobatiche e piroette particolari.

Il termine “chinata” deriva dalla posizione piegata assunta durante il ballo, soprattutto nel momento del frullone una serie di giri in pivot a sinistra che chiude ogni parte musicale, mantenendo però le figure tipiche della polka di coppia. 

La polka chinata è caratterizzata da grande energia, figure spettacolari e un forte spirito di competizione, tanto che negli anni ’40 si tenevano gare sia nelle balere sia sotto i portici di Bologna.

La polka chinata ha inoltre analogie con il tango argentino, nato anch’esso in un contesto maschile e di forte espressività corporea.

In sintesi, la polka chinata è una danza maschile bolognese, energica e acrobatica, nata come variante della polka nel contesto del ballo liscio filuzziano, con una forte componente di spettacolarità e tradizione locale.


Ballo della Cordella 

Il ballo della cordella è una tradizione popolare siciliana, tipica soprattutto di Petralia Sottana nelle Madonie, che unisce danza, musica e ritualità legate al ciclo agricolo e al matrimonio. Originariamente legato ai riti pagani di propiziazione per la fertilità della terra e il buon raccolto del grano, oggi è un inno di ringraziamento alla Natura e alla Provvidenza, celebrato durante la mietitura e le feste patronali.

La danza si svolge attorno a un’asta alta circa tre metri, sormontata da un mazzo di spighe mature, da cui pendono 24 nastri colorati chiamati curdeddi. Dodici coppie di ballerini, ciascuno con un nastro in mano, si muovono seguendo le indicazioni del capo gruppo (u capurali), intrecciando i nastri in quattro figure simboliche che rappresentano le fasi dell’anno agricolo: l’aratura, la semina, la germinazione e la raccolta. Questi intrecci simboleggiano il fluire della vita, la forza della natura e la speranza di prosperità.

Il ballo è accompagnato da canti tradizionali e preghiere di ringraziamento rivolte a Gesù e alla Madonna dell’Alto, patrona di Petralia Sottana, che ha sostituito nel tempo la dea pagana Cerere. La danza è anche parte di una rievocazione dell’antico corteo nuziale, in cui la sposa, vestita con un abito settecentesco ricamato, e lo sposo, con abiti tradizionali, simboleggiano l’unione feconda e il passaggio dalla casa paterna a quella coniugale.

In sintesi, il Ballo della Cordella è una danza rituale e festiva che celebra la fertilità della terra, il ciclo agricolo e l’unione matrimoniale, mantenendo viva una tradizione millenaria che unisce elementi pagani e cristiani in un coinvolgente spettacolo di musica, danza e simbolismo.

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